Che motivi hanno spinto Oreste Tesorone ad andare in Siam?
Per “fare fortuna”, forse. Ma più ancora per andare dove gli altri non andavano.
Mentre migliaia di italiani salpavano verso l’America, Oreste scelse la rotta meno battuta: l’Est.
Un viaggio “controcorrente”, secondo la sua logica imprenditoriale — e, perché no, poetica.
A questa domanda, per una volta, si può rispondere con certezza: i maccheroni!
Fu proprio l’amico musicista a raccontarlo, annotandolo anni dopo in un diario: Oreste era deciso a esportare, in pieno stile partenopeo, la pasta napoletana.
Un’impresa che oggi farebbe sorridere, ma che allora era vista come un’idea innovativa: portare a Oriente una tradizione, farne un’impresa.
Precisiamo: intendeva "esportare" letteramente la tradizione napoletana e produrla in loco.
Insomma, già a quell'epoca, il pioniere Oreste aveva compreso i "plus" di una produzione decentrata
A Bangkok venne accolto con curiosità e una certa simpatia; la sua parlantina, l’aria distinta e i racconti esotici (per loro, l’Italia era l’esotico!) gli valsero l'invito a corte e un piccolo successo sociale.
Riuscì a mettere in piedi una fabbrica di pasta, e intanto il suo amico musicista — entrato anch’egli nelle grazie locali —
ricevette l’incarico dal re (presumibilmente re Phra Bat Somdet Phra Poramintharamaha Chulalongkorn Phra Chunla Chom Klao Chao Yu Hua, conosciuto anche come "Rama V") di comporre un nuovo inno nazionale.
Un episodio che, col tempo, divenne leggenda di famiglia:
“Nonno Oreste scrisse l’inno del Siam!” — si raccontava a Napoli. Non era vero, ma era verosimile.
E questo bastava.
La fabbrica, sì, fu costruita. Ma il destino, si sa, ha sempre l’ultima parola.
Tra concorrenze antiche, gusti orientali già educati dai cinesi, e qualche imprevisto poco chiaro (si parlò perfino di un incendio), l’impresa non decollò.
E così, quando il capitale cominciò a scricchiolare e i sogni iniziarono a pesare più delle casse di farina, Oreste fece quello che solo i veri avventurieri sanno fare: tornò indietro con grazia, portando con sé storie straordinarie, una figlia nata in Siam, e l’inizio di una leggenda che avrebbe preso nuova vita, di lì a qualche anno, tra i vicoli di Napoli e i riflettori del cinema.